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Ospedale della Murgia : barzelletta “patologica”

Avevo sentito parlare dell’arrivo al nosocomio dell’ angiografo Siemens ma non ci avevo fatto caso e non ho dato peso alla notizia …Pensate , non mi ero nemmeno preoccupato di “darla” questa notizia attraverso le mie testate, volutamente…Si, lo ammetto, un po di pregiudizio c’è su alcuni temi da parte mia e sulla considerazione che siamo circondati da un ammasso di deficienti, però anche questa volta i fatti mi danno ragione.

Arriva angiografo Siemens che in pratica non serve a nulla e nel caso in cui il macchinario venga attivato, potranno essere effettuati solo interventi diagnostici coronarografici e di impianto di pacemaker grazie a specialisti esterni, dato che lo stesso ospedale non rientra tra le Unità cardiologiche interventistiche d’urgenza nel nuovo “Piano di riordino” e mancano cardiologi esperti.   Quindi è una barzelletta ? Che ne pensate ? Come possiamo chiamare queste persone , con tutta la delicatezza e la civiltà ? Non trovo altre definizioni più civili (in mente ho altro), se si considera anche lo sperpero di denaro pubblico e dopo aver rifatto impianto elettrico nel semi interrato a una struttura nuova costata 160 mila euro …Ma mettiamo da parte questo aspetto e arrivo alla notizia che leggo oggi e che rispecchia una vicenda famigliare vissuta in prima persona.

Proprio lo scorso 26 novembre presso l’Ospedale della Murgia , una vicenda che vede come protagonista un uomo di 75 anni e che si ritrova nell’identica circostanza di una mia famigliare pochi mesi prima e costretti a correre ad Acquaviva…Per completezza : se non portavamo mio famigliare ad Acquaviva, dopo ore e ore in sala d’attesa e anche qualche acceso confronto, forse il giorno dopo dovevamo ritrovarci nella sala d’attesa dell’ufficio delle pompe funebri…Ma arriviamo alla vicenda del 26 novembre che apprendo dall’articolo del Quotidiano Italiano  e per comodità la riporto in seguito.

Il 75enne va al pronto soccorso dell’Ospedale della Murgia perché ha un persistente dolore al petto. L’uomo è cardiopatico, ha con sé la documentazione clinica. L’anziano viene accettato alle 15.04 da un’infermiera, che gli misura pressione, frequenza cardiaca e gli assegna un codice “verde poco critico”. Alle 15.10, poi, viene effettuato un elettrocardiogramma. Alle 15.15 e 15.25 sul referto si fa riferimento a una “visita generale”, ma in nessuna pagina della “relazione di pronto soccorso” è stato riportato un qualunque esame fatto dal medico.

Gli orari parlano chiaro.

Alle 16.07 vengono portati in laboratorio gli “esami ematici d’urgenza”, in cui si legge “Troponina I”, che però non viene dosata. Dall’ingresso del paziente, fino a circa le ore 20.00, trascorrono ore di attesa, senza ulteriori approfondimenti o terapie. Non una radiografia del torace o un semplice analgesico per quel dolore lancinante. Solo intorno alle 20.00, infatti, dopo che i familiari sollecitano un intervento, il medico di pronto soccorso richiede una consulenza cardiologica. Dalla relazione dello specialista emerge un “dolore a barra del torace, bbsx, coronaropatia ad impronta aneurismatica, stenosi coronarica destra del 50,60%, ectasia aortica. La cardiologa rimbrotta qualcosa al collega del pronto soccorso e scrive ancora: “Non disponibile valore della troponina”.

A quel punto dispone immediatamente l’enzimatica cardiologica omessa dal collega di pronto soccorso e giudica negativamente l’attesa inutile del paziente, che rimane tutta la notte in OBI (osservazione “breve” intensiva) fino alle 7.30 del giorno dopo, quando viene dimesso con diagnosi di “dolore toracico non specificato”.

Adesso quindi , tante domande sorgono spontanee e in linea con quello che chiede la stessa testata che ha evidenziato la vicenda del 75enne :

Infine anch’io non riesco a capire come si possa definire l’ospedale della Murgia un’eccellenza e le tante “boiate” che dice qualcuno “della politica locale”. Un Ospedale che ha tutta l’aria di una “grande incompiuta. Intanto i medici del 118 sono costretti a sobbarcarsi i delicati trasporti dei pazienti infartuati al Miulli di Acquaviva, o in uno degli attrezzati ospedali baresi. 

 

 

 

 

 

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