Ancora una volta dovrei rispolverare i vecchi detti del “ognuno è vittima dello stesso male e l’altro che ci si merita quel che si è” . Parecchi tarantini si sono “svegliati ultimamente” e giustamente vogliono essere riconosciuti i danni da inquinamento di una cosa che doveva essere smantellata da tempo, ma hanno sempre preferito uno stipendio alla salute propria e dei propri figli. Hanno sempre preferito un misero stipendio alle morti certe. Quindi oggi? Scuse non ce ne sono e ricordo bene da piccolo “i gardrail rossi” vicino al cimitero o nel quartiere Tamburi …Pensate, senza contare gli anni precedenti e partendo dai miei occhi, 40 anni per “svegliarsi” … La Suprema Corte Europea ha riconosciuto il danno e condannato lo Stato italiano ma la decisione, pero’,  non appare soddisfacente  la’ dove non riconosce, pur in presenza di una accertata e dichiarata violazione, alcun  danno non patrimoniale o un’ equa soddisfazione nei confronti dei ricorrenti. DI seguito la nota pubblicata sul sito della Regione Puglia dal parte dell’Assessore Borraccino per Press Regione Foto del “La Stampa”

“La Corte di Strasburgo  con la sentenza nei confronti dello Stato italiano,   a seguito di due ricorsi, poi riuniti,  presentati dai cittadini italiani per aver consentito, con i numerosi decreti salva-Ilva, allo stabilimento di inquinare  la citta’ di Taranto,  con una decisione dal notevole peso specifico , ha affermato :”la Corte osserva che le Autorita’ nazionali non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire  l’effettiva tutela del diritto delle persone interessate al rispetto della loro vita privata”.  

La decisione, pero’,  non appare soddisfacente  la’ dove non riconosce, pur in presenza di una accertata e dichiarata violazione, alcun  danno non patrimoniale o un’ equa soddisfazione nei confronti dei ricorrenti.

E cio’ mentre lo stesso giorno emette una sentenza contro lo Stato italiano, su ricorso di Amanda Knox,  alla quale per la violazione dell’art.6 della convenzione, ovvero la violazione del  diritto ad un equo processo,  riconosce un danno non patrimoniale nella misura di €.10.400,00.

Il popolo tarantino risulta cosi’ essere vittima per ben due volte .

Ne’ possono ritenersi soddisfacenti sotto questo punto di vista le conclusioni cui giunge la Corte li’ dove afferma che l’aver acclarato una violazione costituisce  di per sè un risarcimento sufficiente per il danno patito.

Positivamente al contrario si accoglie la constatazione fatta dalla Corte del prolungamento di una situazione di inquinamento ambientale che continua a mettere  in pericolo la salute  dei cittadini di Taranto  esposti al rischio  ed invita le autorita’ italiane  a scegliere, sotto la supervisione del  Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa,   le misure generali da adottare nel proprio ordinamento giuridico interno per porre fine alla violazione  accertata dalla Corte e cancellare le conseguenze. Invita altresi’  lo Stato italiano ad attuare quanto prima il piano ambientale che indica le misure e le azioni necessarie per garantire la protezione ambientale e sanitaria della popolazione”. 

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